venerdì 15 agosto 2008
L'Acqua nell'Antico Egitto, rituali e miti
Per gli egiziani l'acqua era un simbolo che si limitava alle libazioni (= offerte di bevande versate a scopo sacrificale) e alle abluzioni (= atti liturgici che si compiono a scopo di purificazione).
L'acqua viene impiegata in queste azioni non in virtù del suo essere, "un liquido trasparente, insipido, incolore, inodore", ma proprio in quanto "acqua", elemento che ha un ruolo determinante nei momenti essenziali della vita degli egizi. La grande ossessione di questi era il mantenimento della vita e per questo motivo volevano che i loro corpi sopravvivessero anche alla morte. A tal scopo essi lavavano con acqua e profumi i cadaveri e, successivamente, li mummificavano. Per questo popolo l'acqua era il frutto di Osiride, il dio morto e risorto, il quale aveva comunicato ad essa la sua virtù fecondativa. Per gli egiziani "acqua" era sinonimo di due grandi entità: il Nilo, l'acqua delle inondazioni, e il Nun, l'acqua della vita.
Il Nun era l'oceano primordiale da cui erano nate tutte le forme di vita. Gli egizi pensavano che questo continuasse ancora a scorrere nel sottosuolo e che le sorgenti freatiche fossero il suo riaffiorare sulla terra.
I laghi sacri dei templi permettevano di accumulare quest'acqua e di attingerla; si materializzavano così i "laghi della vita" di cui fanno menzione i testi delle piramidi. Secondo gli egizi l'acqua del Nun diede vita al Sole, che da lì sorge ogni mattino.
Il culto della vita si ritrova anche nel sole, che ogni giorno moriva per poi rinascere il giorno dopo.
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