venerdì 19 marzo 2010

quegli "ambientaslisti" degli Egiziani antichi

Quando si pensa all'Egitto antico poche immagini sono scolpite nell'immaginario collettivo come quelle delle tre piramidi di El Gizah, della maschera funeraria del faraone Tut Ankh Amon e , alternativamente, dei templi del faraone Ramesse II ad Abu Simbel o della piramide a gradoni di Saqqara. Millenni di storia, di rivolgimenti politici, di lotte, di trionfi, di idee diversissime rappresentate nel nostro inconscio sempre bidimensionali e possibilmente di fronte/di profilo. Nulla di più abominevolmente sbagliato, ma si sa, gli Egiziani antichi sono o i discendenti di Atlantide e quindi persone che non sapevano partorire nemmeno un'idea propria, o grandi iniziati di chissà quali misteri, oppure erano persone che per tre/quattromila anni hanno sempre vissuto nel medesimo modo. Una sconcertante scoperta di quanto essi non fossero nè riconducibili a simili stupidi stereotipi nè, tantomeno, "antichi" è la loro concezione di mondo. Oggi si fa un gran parlare di ambiente, di ecologia, di salvare le specie animali. Siamo stati abituati a pensare, dalla nostra cultura occidentale, che ci ha messo tutto tra le mani come una madre distratta che accontenta il figlio con mille giocattoli pur di fare quel che ha da fare, a pensare che il creato, il mondo, quindi le piante e gli animali e i fiumi, laghi, mari, montagne ecc...siano di nostro esclusivo consumo, che possiamo disporne come vogliamo. Non contenti di questo, andiamo a deturpare anche le bellezze naturali di altri popoli. Quando chi non si accontenta non gode... Questa concezione che tutto ciò che esiste con noi fosse nostro, a nostra disposizione, dove ci ha portato? A fare cose simpatiche, tipo disboscare selvaggiamente perchè, si sa, mica la popolazione tale può morire di fame, ha bisogno di campi coltivabili/pascoli ecc...Oppure incendiare boschi, perchè la natura selvaggia va domata e l'uomo ha il diritto di costruire le sue città dove vuole, prosciugare laghi, paludi, deviare corsi di fiume, cementificare, cementificare, cementificare. Se poi la natura segue il suo corso (io lo so, il terremoto che ci ha devastato lo scorso aprile non era uno scherzo)allora la natura è matrigna e cattiva. E ti pareva che quando fa qualcosa di male non sia una femmina? Va bene, non deviamo. Dicevo, abbiamo ridotto la Terra su cui siamo di passaggio, in transito, ad una cacca. Non è che ci siano giri di parole per dirla meglio. Così è. Come se una carovana che percorre una via per dirigersi in un determinato posto si fermi su quella via e si impegni a distruggerla, darle fuoco, sporcarla, ecc...Diremmo che sono pazzi vero? E noi? Torniamo al tema. Gli Egiziani antichi, gente avveduta e che aveva un profondo amore per quel che viveva con loro, fossero stati persone, animali o piante, credevano che tutto fosse HEKA, che tutto contenesse HEKA. L'Heka è la magia pratica, quotidiana, lo scongiuro o la formula per guarire il malato che il dottore, l'uebu, pronuncia dopo avergli dato la cura. Si, ma è anche, soprattutto, la forza vitale, la sacralità che ogni essere vivente ha in sè e per gli Egiziani antichi anche i fiumi (il Nilo), le piante, il sole possedevano...Tutto aveva Heka, tutto era sacro. Anche il gatto di casa, anche il cane del vicino. Nessun egiziano uccideva un animale "per sport" come facciamo oggi. Sarebbe stato impensabile e assurdo per loro. Non erano vegetariani, ma non crudelizzavano nè animali, nè piante. In un mondo come il nostro che si dice moderno e che uccide e stupra e lacera con la facilità con cui respira, leggere che "Non ho tolto di bocca al bestiame nè pastura, nè foraggio. Non ho maltrattato nessun animale" è una delle formule che il defunto deve pronunciare innanzi a Osiride, nella stanza delle due Verità, dove avveniva la psicostasia, la pesatura del cuore che doveva essere più leggero della piuma di Maat altrimenti si era divorati dal mostro, ecco, leggere questo fa riflettere. Chi di noi innanzi al suo Dio o ai suoi Dei può dire altrettanto? La morale egiziana riconosceva in toto all'animale di denunciare innanzi al tribunale degli Dei i maltrattamenti subiti dagli uomini. Inutile ghignare e dire che sono stupidaggini. Che si creda o no negli Dei resta che queste persone di millenni fa avevano capito una cosa che noi "ambientalisti animalisti moderni ecologisti" ( se va bene) o "cacciatori/predatori/sportivi" (se va male) non abbiamo ben chiaro: che il mondo vive e respira con noi e che anche l'annientamento volontario di un singolo animale o pianta per servire un mero egoismo è un atto abominevole. Beh che dire? Siamo moderni no?