giovedì 17 giugno 2010

Pan

Il dio Pan era, per le religioni elleniche, una divinità non olimpica,mezzo uomo e mezzo caprone. Solitamente riconosciuto come figlio del dio Ermes e della ninfa Driope. Il nome Pan deriva dal greco paein, pascolare. Ma letteralmente pan significa tutto perché secondo la mitologia greca Pan era lo spirito di tutte le creature naturali e questa accezione lo lega alla foresta, all'abisso, al profondo. Non a caso, in greco moderno il sostantivo università si traduce "panepistimio", dove pan sta per il latino "universus", tutto; ed epistimio sta a significare "sapienza". Dal suo nome deriva il termine panico, infatti il dio si adirava con chi lo disturbava, ed emetteva urla terrificanti provocando nel disturbatore la paura. Alcuni racconti ci dicono che lo stesso Pan venne visto fuggire per la paura da lui stesso provocata. È un dio potente e selvaggio, esteriormente è raffigurato con gambe e corna caprine, con zampe irsute e zoccoli, mentre il busto è umano, il volto barbuto e dall'espressione terribile. Vaga per i boschi,spesso per inseguire le ninfe, mentre suona e danza. È molto agile, rapido nella corsa ed imbattibile nel salto. È principalmente indicato come dio Signore dei campi e delle selve nell'ora meridiana, protegge le greggi e gli armenti, gli sono sacre le cime dei monti. Pan non viveva sull'Olimpo: era un dio terrestre amante delle selve, dei prati e delle montagne. Preferiva vagare per i monti d'Arcadia, dove pascolava le greggi e allevava le api. Pan era un dio perennemente allegro, venerato ma anche temuto. Legato in modo viscerale alla natura ed ai piaceri della carne, Pan è l'unico dio con un mito sulla sua morte. La notizia fu diffusa da Tamo, un navigatore, e portò angoscia e disperazione nel mondo. I Romani lo identificarono con il loro dio Fauno. Pan partecipò alla Titanomachia, avendo un ruolo fondamentale nella vittoria di Zeus su Tifone. Tifone era un mostro che era nato da Gea e Tartaro, che volle vendicarsi della morte dei figli, i Giganti. Quando tentò di conquistare il monte l'Olimpo, gli Dei fuggirono terrorizzati da questo mostro. Si recarono in Egitto, dove assunsero forme di animali per nascondersi meglio: Zeus si fece ariete, Afrodite pesce, Apollo corvo, Dioniso capra, Era una vacca bianca, Artemide un gatto, Ares un cinghiale, Ermes un ibis, Pan trasformò solo la sua parte inferiore in un pesce e si nascose in un fiume. Solo Atena non si nascose, e denigrando gli altri dei convinse il padre Zeus a scendere in battaglia contro il mostro. Nonostante il dio fosse armato, il mostro riuscì ad avere la meglio su di lui, e lo rinchiuse nella grotta dove Gea lo aveva generato. Con le sue Spire Tifone gli aveva reciso i tendini di mani e piedi, che aveva poi affidato a sua sorella Delfine, il cui corpo terminava con la coda di un serpente. Il dio Pan spaventò questa creatura con un tremendo urlo, ed Ermes le sottrasse i tendini di Zeus. Zeus recuperate le forze, ed i tendini, si lanciò su un carro trainato da cavalli alati contro Tifone, bersagliandolo di fulmini. Zeus riuscì ad uccidere il mostro, e lo seppellì sotto il monte Etna, che da allora emette il fuoco causato da tutti i fulmini usati in battaglia, così come racconta lo Pseudo-Apollodoro. Per ringraziare Pan, Zeus fece in modo che l'aspetto da lui acquisito in Egitto fosse visibile in cielo. Così creò il Capricorno. ((il mio segno :D )) Dio dalle forti connotazioni sessuali - anche Pan infatti come Dionisio e Priapo era generalmente rappresentato con un grande fallo - recentemente Pan è stato indicato come il dio della masturbazione, da James Hillman, un noto psicologo americano, che sostiene che Pan è l'inventore della sessualità non procreativa. Infatti Pan, trovando difficoltà di accoppiamento a causa del suo aspetto, era solito esaurire la sua forza generatrice mediante la masturbazione. Come dio legato alla terra ed alla fertilità dei campi è legato alla Luna, ed alle forze della grande Madre. Fra i miti che lo accompagnano uno che lo vede seduttore di Selene, cui si è presentato nascondendo il pelo caprino sotto un vello bianco. La Dea non lo riconobbe e acconsentì all'unione. Ma molto probabilmente questo mito si confonde con le unioni sacre di Cernunnos con la grande madre celtica, visto anche l'aspetto esteriore delle due divinità maschili. Pan è un dio generoso e bonario, sempre pronto ad aiutare quanti chiedono il suo aiuto. Pan è il Dio delle fiere, il Dio che correva pei boschi urlando la sua forza, la sua natura Divina. La divinità che presiede alla natura selvaggia, incontrollabile, affascinante e distruttiva, il Dio che inseguiva le ninfe e le violentava fecondandole. Quest’ultimo è un punto focale di Pan, la Natura violenta che distrugge per creare qualcosa di nuovo di bello e potente. Non è una violenza fine a se stessa, per lussuria diciamo, è una violenza naturale che avviene per creare, per rendere alla Natura ciò che gli appartiene, cioè la Vita. Il Dio cornuto (come viene definito) che concede la vita e dona la morte, così che si possa ritornare alla vita. Un Dio dalla Oscura Luce, definito nella mitologia classica come una divinità minore, ma nel mondo rurale Lui era il Tutto e il Tutto era Lui. La figura di Pan oltre ad essere presente in innumerevoli opere letterarie ha un suo spazio anche in campo cinematografico: Nel 2006 è uscito il film Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro, conosciuto anche con il nome Il labirinto di Pan. Picnic ad Hanging Rock, film del regista australiano Peter Weir del 1975, è uno dei film più riusciti dedicato al mistero della montagna, un film raffinato che ci fa capire nella modernità i riti del passato. Una chiave di lettura può essere infatti Pan: nel film abbiamo molti dei suoi elementi. (preso da wikipedia)

giovedì 3 giugno 2010

Il Dio della Strega

Iniziamo col dire quello che non è: non è un Dio giudice trascendente, che vive al di fuori di ciò che ha creato e che se ne sta li ad aspettare di vedere chi sbaglia e chi indovina, per punire o premiare in una logica miserevole per cui se hai fatto bene è per merito della grazia di Dio e se hai sbagliato è per colpa tua. Vada come vada non pareggi mai, al limite perdi e non ci sono i tempi di recupero. Il Dio della Strega e di chiunque cammina verso La Dea è un Dio gioioso, è un Dio che ride e gioca e danza e ama. Ama la Dea e la vita, ama le creature della Dea. E' forte senza essere spietato, è dolce e tenero senza essere smidollato, è coraggioso senza essere arrogante. E' il Dio che anche gli uomini adoravano prima dell'avvento delle religioni patriarcali. Hanno fatto di lui un mostro, lo hanno demonizzato (il daimon è solo uno spirito, era uno spirito della Natura come Pan, da li a non capirlo e farlo diventare cattivo, dando il nome di demonio a tutto ciò che è malvagio il passo è stato breve), ne hanno fatto un mostro che attirava le povere sventurate e che le volgeva al male o finiva di volgercele. Niente di più falso. Il Dio è il Compagno e Figlio e Amante della Dea in una perfetta comunione con lei. Da lei nasce, da lei prende tutto, a lei si dona, col suo seme e con la sua forza, ponto a servirla e amarla. Quando muore è in lei che torna, pronto a rinascere. (esempi di questo sono le divinità maschili del grano...se il chicco di grano non muore non produce frutto...emh...ricorda nulla??). E' stato raffigurato dai cristiani come un laido osceno caprone (essendo un Dio della fertilità, sensuale e gioioso, cosa che dalla Chiesa è sempre stata vista come riprovevole. La Chiesa è sessuofoba, salvo poi condonarsi mille turpitudini e mettere il giogo sulle spalle dei suoi fedeli) che viene adorato dalle streghe nei Sabba. Niente di più sbagliato. Lui è si adorato, ma perchè è il Dio, la parte maschile del creato. E' quello che gli uomini erano prima dell'avvento del patriarcato, quando gli uomini amavano le donne e le rispettavano e le veneravano in quanto sacre, datrici di vita non solo fisica ma anche spirituale. Il Dio della Strega, il Dio dai palchi di corna, il Dio Cernunnos o Herne o Dioniso o Shiva o comunque vogliate chiamarlo è l'espressione più bella e più pura della mascolinità. Di quei nostri compagni che ci sono stati strappati e sostituiti da beceri padroni che pretendono e non danno, che picchiano e stuprano e si arrogano il diritto di decidere, di ammazzare mogli, figli, compagne... Questi uomini qui non sono uomini. Questi si che sono mostri, che sono demoni nel senso spregiativo della parola, non il Dio dai palchi di corna o dai piedi caprini. Il Dio delle Streghe è davvero Altro.

mercoledì 2 giugno 2010

Tra Donne, gatti e femminucce

Questo che segue è il tsto di una nota che ho messo su Facebook il 15 aprile u.s. Vorrei condividerla con voi :) ******** Questa mattina, mentre bevevo il tè, in compagnia di mia figlia che si preprava ad andare a scuola, abbiamo iniziato, come sempre, una discussione del tutto fortuita. Lei mi chiede che cosa voglia dire il termine "effemminato" che ha sentito in un cartone animato (sic!). Così inizio col risponderle, la discussione si allarga, le dico che per la società in cui viviamo tutto ciò che è femminile è sbagliato. Ai maschietti piccoli si insegna a "non piangere come una femminuccia " (ma perchè le femmnucce come piangono? Col culo? no, con gli occhi...ah, allora è tutto naturale, ohibò), gli si insegna a "non fare giochi da femmmina", a non atteggiarsi come "una femmina" e da qui via discorrendo, il maschietto cresce pensando che le "femmine" sono quegli esseri inferiori dai quali si deve ben guardare, altro da sè che deve porre al di fuori dei suoi schemi comportamentali perchè si sa, sono inferiori ed emotive. ... Emotive...Ditemi un pò, ma quando due uomini urlano per una partita di pallone, dove è la razionalità? Quando scorrazzano in giro con la macchina nuova iper attrezzata, giustificandola dietro un cumulo di bla bla tecno sociologici, dov'è la razionalità? Quando fischiano dietro un bel culo (femminile?)dov'è la razionalità? Quando si accoppano per un metro di terra, dov'è la razionalità? I maschi esseri razionali? ma chi l'ha messa in giro questa balla? Loro! E sempre loro vogliono crederci e farci credere che sia così. Sono millenni che ci dicono che Cristo è morto di freddo! Pensiamoci un pò, degli assorbenti e del ciclo non si può parlare perchè è un tabu non da poco, "le mie cose" e anche "in quei giorni li"...ma di che stiamo parlando? Ah si, del sangue mestruale. Millenni fa eravamo considerate sacre perchè quel sangue li era il segno della fertilità e del potere più grande che c'è, il mettere al mondo dei figli. Gli uomini ci erano pari in dignità e ci rispettavano e si guardavano bene dal dire che eravamo inferiori. Infatti non c'erano guerre, nè pedofilia nè cosette amene e non invento, non sono citrulla e sognatrice, è un periodo storico che l'archeologia, questa maschia scienza, ha ampiamente dimostrato. Poi a qualcuno è venuto in mente che però le cose non stavano così, che la divinità non era più una Madre, una Dea, una Signora, ma un Dio trascendente e un pò xenofobo e guerrafondaio, così via con un colpo (di ascia possibilmente) tutte queste cose che dicono che donne e uomini sono uguali. Le donne mute e occhi bassi, non avete l'anima, non sapete gestirvi, siete inette mentalmente, avete bisogno di un tutore, non potete diventare avvocato, dottore o giudice, perchè siete inferiori mentalmente e fisicamente. E da li via con gli stereotipi, quei luoghi comuni così ben radicati nell'immaginario collettivo per cui ci sono: cose da maschio e cose da femmine. Infatti è vero, gli assorbenti sono miei, i profilattici suoi, su questo ce la caviamo, per il resto non capisco. Non dirò di Ipazia di Alessandria perchè sforerei col tema della nota, ma guardiamoci un pò in faccia: chi è che dice che le donne sono inferiori?? Gli uomini! Ahhhh ecco... Se volete un buon metro di giudizio su come può essere una persona, guardate come la trattano i suoi animali da compagnia. Non come la persona tratta loro ma viceversa. Gli animali, in particolare i cani e i gatti, ci danno vagonate di affetto in cambio di arrogante distacco, bastonate e sevizie. Se volete capire se uno è una brava persona o no, guardate il suo cane, ma guardatelo davvero. Se lo evita anche il suo cane ( e in questo caso la persona in questione si vanterà di aver addestrato il cane alla obbedienza, come avrà fatto anche in casa...)allora evitatelo anche voi. Di certo ci guadagnate. Diffidate da chi evita i gatti, in genere sono persone emotivamente instabili incapaci di relazionarsi con esseri apparentemente complicati, cioè gatti e donne. I gatti che ti trattano da essere a pari con loro, che si relazionano con te cercando un confronto dal quale scappano, ma guarda un pò, solo quando vedono questo essere dieci/venti volte più alto che urla e impreca. Quindi mia figlia mi ha guardata e ha concluso che la società in cui viviamo ha qualche rotella fuori posto. Umh..Che dite, è così? Vi sembra sana una società in cui se il maschio adulto di casa perde il lavoro, invece di rimboccarsi le maniche, spara a moglie e figli e poi si uccide? In cui spacca loro la testa per un moto di gelosia? In cui violenta e sevizia, in cui abbondano la pedofilia, la xenofobia e la sottomissione non del più debole, ma del più temuto? Perchè si, diciamolo a voce alta, donne e bambini non sono mica i deboli della società, è sempre l'uomo traviato (quello sano che sia benedetto) che vuole che lo crediamo, perchè la donna è una pari dignità dell'uomo, col potere creativo e con tutte le caratteristiche che l'uomo usa, in lei, ma non stima e il bambino è la forza della specie che deve essere protetto ma non sottomesso, protetto non perchè inferiore ma perchè ancora in formazione, un tesoro che ancora si va definendo in tutte le sue stupende caratteristiche. Un vaso di cristallo non è inferiore ad un vaso di terracotta, è solo più bello e per questa sua bellezza più fragile, ma quanto rallegra l'occhio eh? Gatti, donne e bambini sono esseri di cristallo, si spezzano così facilmente ma poi, pensiamolo, che perdita grande... Invece tutto è visto in un'ottica di supremazia, controllo e consumo. Di tutto l'uomo è stato fatto padrone...Che eco vi è venuta in testa? Se non avete indovinato o non avete ancora preso il caffè del mattino, ve lo dico io, è dalla Bibbia, dal cosiddetto libro sacro che apprendiamo che una donna quando ha il mestruo è impura, quando è incinta è impura, quando deve purificarsi se ha partorito una femmina deve subire una ostracizzazione dalla società per un tempo anche tre volte superiore a quello di chi ha partorito un maschio. E' dalla società fondata sui valori cristiani (ma sul serio Cristo diceva queste cose??)che è nato il capitalismo, lo schiavismo, l'imperialismo, tutti gli -ismi del mondo che ci traviano e ci fanno male...E ci dicono tante bugie, che noi donne e i nostri figli paghiamo sulla nostra pelle. Mia figlia se ne è andata a scuola pensierosa. In fondo, diciamolo, sapere che bisogna sin da piccine lottare sempre col coltello in mezzo ai denti solo per riprendersi un decimo di quel che è elargito ad un maschietto, fin dalla più tenera età solo perchè il maschietto ha il pendolino tra le coscette, non è piacevole. Ma ho una figlia coraggiosa. Mi chiedo, però, in fondo, la domanda super retorica se la società non sarebbe in fondo migliore se la donna, anche non tornando ad essere sacra, fosse finalmente considerata di pari dignità, quindi niente più barzellette volgari in cui la moglie/amante ecc è sempre quella un pò zoccola (avete fatto caso che non esistono appellativi simili al maschile??), in cui se una è brava in ufficio se la fa col capo, se una è brava a scuola deve essere brutta, in cui il termine di paragone la smetta finalmente di essere quel fallo di cui gli uomini sono ossessionati e vorrebbero che le donne anche lo fossero. Siamo così piene di femminilità, che volete che ce ne facciamo del vostro attrezzo? Sono le "femminucce" che dobbiamo custodire e insegnare loro che sono speciali, quelle che si sobbarcheranno il peso del mondo. Come sempre. Niente di nuovo. Chiudo con un piccolo aneddoto. Sabato u.s. sono andata con la famiglia a pranzo fuori, a festeggiare l'anniversario di matrimonio dei miei genitori. Ad un certo punto, la sedia su cui ero (non sono poi così pesante :D)si apre a fiore ed io non cado per poco. Mi alzo, in sala presenti sei camerieri, quattro bei ragazzotti alti e robusti e due ragazze. Lo dico ad un ragazzo, mi era più vicino di altri e quello "Si, certo signora, provvedo subito!". Rimango ad aspettare circa dieci minuti e mai che arrivava il tipo con la sedia nuova. Passa una cameriera, mia sorella la ferma, le spiega la cosa e quella "Si, certo signora!" e la cameriera si volta, prende una sedia, toglie quella rotta e mi rende quella nuova sulla quale posso tornare a sedermi. Non commento, vi auguro solo una buona giornata.

martedì 25 maggio 2010

Il Dio cornuto, tra verità e leggende: Cernunnos

Nella mitologia celtica, Cernunnos era lo spirito divinizzato degli animali maschi cornuti, specialmente dei cervi, un dio della natura associato alla riproduzione e alla fertilità. Come "Dio Cornuto", Cernunnos fu una delle numerose divinità simili presenti in molte culture antiche. Dalle fonti archeologiche si sa che Cernunnos veniva adorato in Gallia, in Italia settentrionale (Gallia Cisalpina) e sulla costa meridionale della Britannia. Quella che probabilmente è la più antica immagine di Cernunnos si trova tra le Incisioni rupestri della Val Camonica, in Italia, e risale al IV secolo a.C., mentre la più conosciuta si trova sul famoso Calderone di Gundestrup della Danimarca pregermanica e risalente al I secolo a.C. Nella religione gallo-romana, il suo nome è noto dal "Pilastro dei barcaioli" (Pilier des nautes), un monumento ora situato al Musée Nationale du Moyen Age a Parigi. Fu costruito dai marinai galli all'inizio del I secolo d.C., dall'iscrizione (CIL XIII number 03026) probabilmente nell'anno 14, al momento di inizio del principato di Tiberio. Fu trovato nel 1710 nelle fondazioni della cattedrale di Notre-Dame de Paris sul sito di Lutetia, la civitas capitale della tribù celtica dei Parisii. Raffigura Cernunnos e alte divinità celtiche insieme a divinità romane come Giove, Vulcano, Castore, e Polluce. Il Pilier des nautes fornisce la prima evidenza scritta del nome della divinità. Ulteriori evidenze sono fornite da due placche identiche di metallo da Steinsel-Rëlent nel Lussemburgo, nel territorio della tribù celtica dei Treveri. Queste iscrizioni (AE 1987, 0772) si leggono Deo Ceruninco, "al Dio Cerunincos". Infine, un'iscrizione gallica (RIG 1, number G-224) scritta in lettere greche da Montagnac (Hérault, Languedoc-Roussilion, Francia) si legge αλλετ[ει]υος καρνονου αλ[ι]σο[ντ]εας che ci dà il nome "Carnonos". Sulla iscrizione dei Parisii [_]ernunnos, la prima lettera fu cancellata, ma può essere agevolmente restituita in "Cernunnos" a causa della raffigurazione di un dio con le corna sotto il nome e dal fatto che in Gallico, carnon o cernon significa "corno" (Delmarre, 1987 pp. 106-107). Similmente cern significa "corno" o "capo" in Antico Irlandese ed è etimologicamente affine al termine simile carn in Gallese e Bretone. Queste derivano dalla radice proto-indoeuropea *krno- che ha dato anche il latino cornu e germanico *hurnaz (dal quale l'inglese "horn") (Nussbaum 1986) (Porkorny 1959 pp.574-576). La stessa radice gallica si trova nei nomi di tribù come i Carnutes, i Carni e i Carnonacae e nel nome della tromba gallica da guerra, la carnyx. Perciò, la forma proto-celtica di questo teonimo può essere ricostruita o come *Cerno-on-os o come *Carno-on-os, entrambi col significato di "divinità maschile cornuta". Il tema -on- si trova di frequente, ma non esclusivamente, nei teonimi (esempi: Map-on-os, Ep-on-a, Matr-on-ae, Sir-on-a). Seguendo le leggi fonetiche celtiche, la forma romano-britannica di questo teonimo proto-celtico deve essere verosimilmente stata *Cernonos o *Carnonos entrambe direttamente comparabili con la forma gallica Cernunnos. Le raffigurazioni di Cernunnos sono notevolmente coerenti in tutto il mondo celtico. Il suo attributo più caratteristico è costituito dalle sue corna di cervo, ed è di solito raffigurato come un uomo maturo con barba e capelli lunghi. Indossa un torquis, un collare ornamentale usato dai Celti come segno di nobiltà. Egli spesso indossa altri torc ai polsi o appesi alle corna, e ha una borsa piena di soldi. Di solito viene raffigurato seduto a gambe incrociate, in una posizione che alcuni hanno interpretato come meditativa o sciamanica, sebbene possa riflettere soltanto il fatto che i Celti si accovacciavano quando cacciavano. Cernunnos è quasi sempre raffigurato con degli animali, in particolare il cervo. È frequentemente associato anche con un animale particolare che sembra appartenere prima di tutto a lui: un serpente con le corna di un ariete. Questa creatura potrebbe essere una divinità essa stessa. Meno frequentemente, è associato anche con altri animali, compresi il toro (a Reims), il cane e il topo. A causa della sua frequente associazione con animali, gli studiosi spesso descrivono Cernunnos come "Signore degli animali" o "Signore del mondo selvatico". A causa della sua associazione col cervo (un animale particolarmente cacciato) è anche descritto come "Signore della caccia". È interessante che il Pilier des nautes lo colleghi con i marinai e con il commercio, suggerendo che egli fosse associato anche con la ricchezza materiale come dimostra anche la borsa con le monete del Cernunnos di Reims (Marne, Champagne, Francia) - nell'antichità, Durocortorum, la civitas capitale della tribù dei Remi - e il cervo che vomita monete proveniente da Niedercorn-Turbelslach (Lussemburgo) nel territorio dei Treveri. Tracce del dio sopravvissero in epoca cristiana. Le tradizioni letterarie sia del Galles che d'Irlanda contengono allusioni a questo dio, mentre in Bretagna il leggendario San Korneli (o Cornély) a Carnac ha gli attributi di Cernunnos. È stato anche ipotizzato che il mito inglese di Herne il Cacciatore sia un'allusione a Cernunnos, sebbene sembri che Herne sia una sopravvivenza delle credenze dei Sassoni, piuttosto che dei Celti ed è menzionato per la prima volta nel 1597 nella commedia di William Shakespeare Le allegre comari di Windsor, Atto 4, Scena 4. Nella Wicca viene talvolta usata l'iconografia derivata dalla storica cultura celtica, compresa l'immagine di Cernunnos al quale si fa riferimento come il Dio Cornuto. Questa versione di Cernunnos è poco fondata, più che sul piano storico, sul piano del simbolismo fallico, fuso con elementi presi da Pan. Gli aderenti generalmente seguono per Cernunnos un ciclo di vita-fertilità-morte, sebbene la sua morte sia adesso posta solitamente a Samhain, la festività celtica del nuovo anno solitamente posta al 31 ottobre. All'iconografia di Cernunnos si è ispirato il regista d'animazione Miyazaki per la figura dello Shishigami, divinità cervide che compare nel suo film Principessa Mononoke. ********** Personalmente ho scoperto da poco questa figura, grazie anche a Marjia Gimbutas e inizio a capire molte più cose sul sincretismo religioso e la demonizzazione effettuata dai cristiani su tutto quello che era naturale e che loro, invece, non capivano.

domenica 9 maggio 2010

venerdì 19 marzo 2010

quegli "ambientaslisti" degli Egiziani antichi

Quando si pensa all'Egitto antico poche immagini sono scolpite nell'immaginario collettivo come quelle delle tre piramidi di El Gizah, della maschera funeraria del faraone Tut Ankh Amon e , alternativamente, dei templi del faraone Ramesse II ad Abu Simbel o della piramide a gradoni di Saqqara. Millenni di storia, di rivolgimenti politici, di lotte, di trionfi, di idee diversissime rappresentate nel nostro inconscio sempre bidimensionali e possibilmente di fronte/di profilo. Nulla di più abominevolmente sbagliato, ma si sa, gli Egiziani antichi sono o i discendenti di Atlantide e quindi persone che non sapevano partorire nemmeno un'idea propria, o grandi iniziati di chissà quali misteri, oppure erano persone che per tre/quattromila anni hanno sempre vissuto nel medesimo modo. Una sconcertante scoperta di quanto essi non fossero nè riconducibili a simili stupidi stereotipi nè, tantomeno, "antichi" è la loro concezione di mondo. Oggi si fa un gran parlare di ambiente, di ecologia, di salvare le specie animali. Siamo stati abituati a pensare, dalla nostra cultura occidentale, che ci ha messo tutto tra le mani come una madre distratta che accontenta il figlio con mille giocattoli pur di fare quel che ha da fare, a pensare che il creato, il mondo, quindi le piante e gli animali e i fiumi, laghi, mari, montagne ecc...siano di nostro esclusivo consumo, che possiamo disporne come vogliamo. Non contenti di questo, andiamo a deturpare anche le bellezze naturali di altri popoli. Quando chi non si accontenta non gode... Questa concezione che tutto ciò che esiste con noi fosse nostro, a nostra disposizione, dove ci ha portato? A fare cose simpatiche, tipo disboscare selvaggiamente perchè, si sa, mica la popolazione tale può morire di fame, ha bisogno di campi coltivabili/pascoli ecc...Oppure incendiare boschi, perchè la natura selvaggia va domata e l'uomo ha il diritto di costruire le sue città dove vuole, prosciugare laghi, paludi, deviare corsi di fiume, cementificare, cementificare, cementificare. Se poi la natura segue il suo corso (io lo so, il terremoto che ci ha devastato lo scorso aprile non era uno scherzo)allora la natura è matrigna e cattiva. E ti pareva che quando fa qualcosa di male non sia una femmina? Va bene, non deviamo. Dicevo, abbiamo ridotto la Terra su cui siamo di passaggio, in transito, ad una cacca. Non è che ci siano giri di parole per dirla meglio. Così è. Come se una carovana che percorre una via per dirigersi in un determinato posto si fermi su quella via e si impegni a distruggerla, darle fuoco, sporcarla, ecc...Diremmo che sono pazzi vero? E noi? Torniamo al tema. Gli Egiziani antichi, gente avveduta e che aveva un profondo amore per quel che viveva con loro, fossero stati persone, animali o piante, credevano che tutto fosse HEKA, che tutto contenesse HEKA. L'Heka è la magia pratica, quotidiana, lo scongiuro o la formula per guarire il malato che il dottore, l'uebu, pronuncia dopo avergli dato la cura. Si, ma è anche, soprattutto, la forza vitale, la sacralità che ogni essere vivente ha in sè e per gli Egiziani antichi anche i fiumi (il Nilo), le piante, il sole possedevano...Tutto aveva Heka, tutto era sacro. Anche il gatto di casa, anche il cane del vicino. Nessun egiziano uccideva un animale "per sport" come facciamo oggi. Sarebbe stato impensabile e assurdo per loro. Non erano vegetariani, ma non crudelizzavano nè animali, nè piante. In un mondo come il nostro che si dice moderno e che uccide e stupra e lacera con la facilità con cui respira, leggere che "Non ho tolto di bocca al bestiame nè pastura, nè foraggio. Non ho maltrattato nessun animale" è una delle formule che il defunto deve pronunciare innanzi a Osiride, nella stanza delle due Verità, dove avveniva la psicostasia, la pesatura del cuore che doveva essere più leggero della piuma di Maat altrimenti si era divorati dal mostro, ecco, leggere questo fa riflettere. Chi di noi innanzi al suo Dio o ai suoi Dei può dire altrettanto? La morale egiziana riconosceva in toto all'animale di denunciare innanzi al tribunale degli Dei i maltrattamenti subiti dagli uomini. Inutile ghignare e dire che sono stupidaggini. Che si creda o no negli Dei resta che queste persone di millenni fa avevano capito una cosa che noi "ambientalisti animalisti moderni ecologisti" ( se va bene) o "cacciatori/predatori/sportivi" (se va male) non abbiamo ben chiaro: che il mondo vive e respira con noi e che anche l'annientamento volontario di un singolo animale o pianta per servire un mero egoismo è un atto abominevole. Beh che dire? Siamo moderni no?

martedì 23 giugno 2009

La Majella 2

**L'Abruzzo Religioso** “Nel quadro severo delle sue montagne e nelle difficili condizioni di esistenza da esse determinate, il profilo spirituale dell'Abruzzo è stato modellato dal cristianesimo: l'Abruzzo è stato, attraverso i secoli, una creazione di santi e di lavoratori. ... Per scoprire l'intera struttura morale dell'Abruzzo bisogna dunque conoscerne i santi e la povera gente”. Più di mezzo secolo è trascorso da quando Ignazio Silone sintetizzò in pochi essenziali tratti il profilo dell'Abruzzo. (L'Abruzzo in Abruzzo e Molise - TCI, Milano 1948) Fra la terra d'Italia più ricca di arcano, l'Abruzzo ha la sua più profonda religiosità nella Natura e negli Eremi, oltre che nelle Chiese. La sacralità della natura è sfondo e ad un tempo protagonista. La Maiella definita da Plinio il Vecchio “padre dei monti”, è per gli abruzzesi “La Madre”, la “Dea Maja”, dea italica. Una montagna complessa e affascinante, pulsante di vita, di verde e di acque, ma anche ricca di innumerevoli testimonianze culturali: Eremi, Conventi, Castelli. La scelta della Maiella come luogo di culto da parte degli eremiti è dovuta probabilmente all'isolamento che questa montagna ha conservato. La cospicua parte superiore del massiccio è stata per per lunghi secoli terreno esclusivo di pastori, boscaioli e santi eremiti. La sacralità della Maiella affonda le origini in epoche remotissime e precristiane. La leggenda racconta della dea Maya, gigantesca e bellissima donna frigia, che riparò su questo monte con il figlio ferito morente. Il pianto della madre arivò alle orecchie di Giove che impietosito volle dedicare al figlio della dea un alberello dagli sgargianti fiori gialli: il maggiociondolo, albero abruzzese per eccellenza. ((http://www.informacibo.it/giro_abruzzo.htm))